sabato 17 maggio 2014

La fatica delle operazioni di restauro

Il pensiero che Mamma Pinkytos ha formulato cinque minuti fa, mentre ingaggiava una lotta senza esclusione di colpi con l'ultimo frammento dello smalto semi permanente della scorsa estate che non ne voleva sapere di abbandonare l'unghia del suo alluce, le è sempre appartenuto, anche dieci anni fa, anche quando era più giovane e più magra: le operazioni di restauro, o di remise en forme che dir si voglia, sono una gran fatica.
Incremettarsi, imbellettarsi, tentare con scarsi risultati di mimetizzare occhiaie e brufoletti, lisciarsi o arricciarsi i capelli sono attività che le hanno sempre dato una gran noia.
Lei, la mater paleozoica, che per natura è un po' sciatta e un po' pigra, ha sempre guardato con un misto di sospetto e ammirazione chi si vede in giro alle otto del mattino perfettamente truccata e senza un capello fuori posto o chi esce per andare al cinema in tiro come se andasse a un matrimonio.
Lei nun gliea fa.
Grazie al cielo, nonostante questo, prima che la sua autostima avesse un netto tracollo a causa della panza da quinto mese che si ritrova, scomoda eredità della gravidanza numero due ("La panceraaaaa! Tutta colpa del fatto che non hai messo i mutandoni ascellari" tuona la Nonna R. Mah!), Mamma Pinkytos ha sempre avuto una discreta capacità di accettazione del suo aspetto fisico, al netto degli inevitabili momenti down che capitano a ogni essere umano, uomini reticenti compresi ("Un brufolo.. Oddio... meglio barricarsi in casa!" - " La cellulite! Che orrore... Quest'anno niente costume..").
Di casa alla fine è sempre uscita e si è sempre messa anche il costume, compensando con una bella abbronzatura ambrata la linea non proprio slim.
Però deve ammettere che, con l'avanzare inesorabile degli anni e con la crescita esponenziale degli inestetismi dovuti (oppure no) alle due ravvicinate maternità, inizia a comprendere la necessità di nascondere-mimetizzare-ricostruire-imbellettare-bistrare.
E talvolta è disposta a sobbarcarsi la relativa fatica.
Ora anche lei la mattina, nani permettendo, si trucca seppure poco e male, ogni tanto, se ha tempo, mette pure l'ombretto.
Nella borsa tiene il gloss e ogni tanto si dà una passatina.
Si è fatta mettere l'estate scorsa (udite udite!) lo smalto semi permanente alle unghie dei piedi. Sì, proprio dall'estetista, soggetto la cui porta non aveva mai varcato fino a quel momento, neppure in occasione del suo matrimonio. Era stato il regalo per la festa della mamma che le aveva fatto la Nonna R. E, peraltro, è stata anche l'unica occasione in cui l'ha varcata quella porta visto che, a distanza di un anno, sta cercando di fare saltare a colpi di lima il residuato bellico di quel malefico gel che avrebbe dovuto essere rimosso, previo appuntamento,  dall'estetista medesima un paio di mesi più tardi. A furia di rinviare, é passato un anno.
Smalto a parte, ora anche la mater bacchettona, estimatrice del nature look, quando e come può tenta qualche imbellettamento per piacersi di più.
Mamma Pinkytos ha capito che non era sciatta nè pigra, era solo più sicura di sè e si piaceva abbastanza.
Forte di un buon grado di autostima, si accettava per quello che era: non magrissima, ma certamente non grassa, non bellissima, ma certamente non brutta. Di lei, come di quasi tutti, ce n'erano di più belle, di più brutte, di più magre e di più grasse.
Oggi è tutto più complicato e diverso.
Quando non si hanno più vent'anni il corpo diventa uno specchio: la stanchezza si vede, le notti insonni si vedono, le torte al cioccolato si vedono, gravidanza e allattamento si vedono.
E le operazioni di restauro diventano quantomai necessarie e complicate.
Mamma Pinkytos si specchia e pensa che, da questo punto di vista, una bella vacanza ti dà una grossa mano.
Un filo di abbronzatura, l'aria più rilassata e anche il restyling diventa meno faticoso.
Dal collo in su Mamma Pinkytos si vede quasi bella.

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